Sgombero del Leoncavallo a Milano: la chiusura di un simbolo della cultura alternativa

L’intervento delle forze dell’ordine e le ragioni dello sgombero

Questa mattina, a partire dalle 7:30, è stato eseguito lo sgombero del centro sociale Leoncavallo, uno degli spazi autogestiti più noti d’Italia, situato in via Watteau a Milano. La polizia e l’ufficiale giudiziario hanno dato seguito a un ordine di sfratto che era stato rinviato oltre 130 volte dal 2003. La decisione arriva dopo una lunga vicenda giudiziaria tra la proprietà dell’area, la famiglia Cabassi, e il centro sociale. Nel novembre 2024, il Ministero dell’Interno era stato condannato a risarcire tre milioni di euro ai proprietari per il mancato sgombero.

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Un percorso lungo quasi mezzo secolo tra cultura e partecipazione

Fondato nel 1975, il Leoncavallo ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per la vita sociale, politica e culturale milanese. Dalla musica dal vivo ai dibattiti politici, dalle attività per giovani ai mercatini solidali, lo spazio ha ospitato oltre 12.000 eventi e offerto supporto a oltre 20.000 persone solo nell’ultimo decennio. Il quartiere Greco, ora, vede scomparire una delle sue realtà più conosciute e vissute.

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Progetti futuri e iniziative delle associazioni legate al Leonka

Nei mesi precedenti allo sgombero, le associazioni vicine al Leoncavallo, come le Mamme del Leoncavallo, hanno presentato al Comune una manifestazione d’interesse per un nuovo spazio in via San Dionigi. Parallelamente, è stata lanciata una raccolta fondi per sostenere il trasferimento e garantire la continuità delle attività sociali e culturali. 

Fonte Immagine: Depositphotos