3 Dicembre 2024 ore 21:12

STRATWARMING a Dicembre, poi GELO e NEVICATE STORICHE a Gennaio

Stiamo parlando di un evento meteo che è rimasto nella memoria collettiva di tutti

STRATWARMING a Dicembre, poi GELO e NEVICATE STORICHE a Gennaio

 

Si, cari lettori e appassionati meteo, stiamo parlando del famosissimo Gennaio 1985, dove l’Italia fu investita da una straordinaria ondata di freddo, uno degli eventi meteorologici più memorabili della storia del Paese. Questa fase di gelo si distinse per valori di temperatura eccezionalmente bassi, specialmente nel Nord Italia, dove furono stabiliti nuovi record storici. 

Ma quello che è rimasto nella mente di tutti sono state le eccezionali nevicate in buona parte d'Italia e in primis in Pianura Padana, dove certi accumuli hanno battuto record assoluti ultrasecolari, ovviamente neanche più lontanamente toccati negli ultimi decenni.

Ripercorriamo i fatti

Come si legge su Wikipedia, all’inizio di Dicembre 1984, l’Anticiclone russo-siberiano rimase confinato al Mar Caspio, mentre in Europa occidentale un vasto sistema di Alta Pressione sui Balcani garantiva temperature superiori alla media stagionale. Anche nel Nord Europa, la presenza di correnti sud-occidentali particolarmente miti mantenne le temperature sopra lo zero, persino in Scandinavia. In Italia, situazioni anomale come i +17,6°C registrati l’11 Dicembre a Torino davano l’impressione di essere quasi Primavera, con una stagione scialba. Questo scenario mutò drasticamente verso la fine del mese, quando una colata gelida entrò a est.

1-4 Gennaio: l’arrivo dell’aria freddissima

Con l’inizio del Gennaio 1985, un’improvvisa riscaldata della stratosfera (fenomeno noto come stratwarming) alterò il Vortice polare, creando un’anomalia che favorì la formazione di un potente Anticiclone tra la Groenlandia e il Polo Nord. Questo assetto spinse aria artica marittima, fredda e umida, a riversarsi sull’Europa occidentale e successivamente sul Mar Mediterraneo attraverso il Rodano.

Il 1º Gennaio, il tempo era stabile e soleggiato al Nord Italia, in Toscana, nell’Alto Lazio e in Sardegna, con temperature tra i 5°C e i 10°C. Sul versante adriatico e nel Sud Italia, invece, si verificarono piogge e nevicate, anche a quote molto basse. Il giorno successivo, l’aria gelida proveniente dal Mare di Kara fece crollare le temperature, con giornate di ghiaccio a Bolzano e Torino, dove le massime furono rispettivamente di -1,8°C e -1°C.

Il 3 Gennaio, il gelo si intensificò ulteriormente. A Torino, la minima precipitò a -10,5°C, mentre la neve cadde perfino sull’Isola d’Elba. Il 4 Gennaio, nevicate diffuse interessarono la Versilia, la Costa Apuana, la Sardegna e persino l’Isola d’Ischia.

5-9 Gennaio: nevicate storiche in mezza Italia

Il 5 Gennaio, l’aria artica penetrò con forza in Italia, transitando sia dal Rodano che dalla Porta della Bora. La neve ricoprì gran parte della Toscana (comprese Firenze, Pisa e Viareggio) e del Veneto, e fece la sua comparsa anche in Liguria, a Bordighera, e in Sicilia, a Ragusa. A Città di Castello, in Umbria, il manto nevoso raggiunse i 100 cm.

Il giorno 6 una perturbazione proveniente dal Nord Africa causò nevicate lungo il litorale tirrenico, incluse località raramente colpite dalla neve come Orbetello e Civitavecchia. A Roma, durante l’Angelus celebrato da Papa Giovanni Paolo II, Piazza San Pietro era imbiancata. Ulteriore freddo ci fu tra il 7 e il 9.

10-13 gennaio: l'apice

Il 10 Gennaio, la stazione meteorologica di Parma registrò una minima record di -23,4°C, mentre a Firenze si toccarono -16°C. Nelle aree rurali, l’effetto albedo, dovuto alla riflessione del calore causata dalla neve, accentuò ulteriormente il raffreddamento. L’11 Gennaio, a Firenze-Peretola, la minima precipitò a -22,2°C, e l’Arno ghiacciò completamente. Nella stessa giornata, nevicò lungo il litorale ionico della Calabria, compresa Catanzaro.

Il 12 Gennaio, complice il cielo sereno, il gelo fu ancora più intenso. A Lucca, si registrarono -13,4°C, mentre in Romagna, a Forlì, il termometro scese a -19°C, stabilendo un nuovo record storico. Il 13 Gennaio, una nuova perturbazione portò nevicate sull’Italia settentrionale e sulla Toscana centro-settentrionale. A Firenze, si accumularono 8 cm di neve, mentre le cascate delle Grotte di Valganna, nel Nord Italia, si congelarono completamente, creando colonne di ghiaccio impressionanti.

14-17: nevicate di rilievo plurisecolare al Settentrione

Dal 14 Gennaio 1985, il Nord fu colpito da storiche bufere di neve, scatenate dall’interazione tra un ciclone posizionato sul Mar della Corsica e l’aria fredda già presente al suolo. Questa configurazione meteorologica consentì all’aria mite umida di scorrere sopra lo strato gelido, creando condizioni ideali per nevicate di eccezionale intensità. Questo evento, ribattezzato dagli abitanti come la “nevicata del secolo”, lasciò un segno indelebile nella memoria collettiva.

La situazione a Milano fu eccezionale: entro sera, il capoluogo lombardo era ricoperto da ben 70 cm di neve. Nelle regioni alpine, le cifre furono ancora più sbalorditive: a Trento l’accumulo raggiunse i 130 cm, ma metà della Valpadana era sotto mezzo metro di dama bianca.

Cause dell'ondata di gelo

L’ondata di freddo del 1985 fu provocata da una massiccia incursione di aria artica e siberiana che interessò l’Italia, l’Europa e il bacino del Mediterraneo. L’effetto del gelo fu accentuato da cieli sereni e forti inversioni termiche, condizioni comuni nelle pianure italiane durante l’Inverno. La presenza di terreni innevati amplificò ulteriormente il raffreddamento a causa del fenomeno noto come “effetto albedo”.

Eventi simili in futuro? Parliamone…

Ripetere un episodio come quello del Gennaio 1985 richiederebbe una rara combinazione di fattori atmosferici, climatici e locali. Nel contesto attuale di riscaldamento globale, simili ondate di freddo rimangono davvero quantomai improbabili, anche se non del tutto escluse. Le superfici innevate e un elevato albedo, combinati con l’arrivo di aria siberiana, causarono un raffreddamento particolarmente intenso. Questo si verificò soprattutto in aree rurali e lontane dai centri urbani, dove l’effetto "isola di calore" è quasi assente.

Possibilità remotissima ma non del tutto nulla

Il gelo del 1985 resta un caso emblematico, che mise alla prova infrastrutture, agricoltura e la quotidianità degli italiani. Nonostante l’attuale tendenza al riscaldamento globale, alcuni scienziati ritengono che l’aumento delle temperature potrebbe occasionalmente favorire episodi isolati di gelo estremo.

In Italia, le condizioni di freddo estremo sono mitigate dalla protezione dell’arco alpino e dall’influenza del Mar Mediterraneo, che agiscono da cuscinetto climatico. Tuttavia, episodi significativi non sono esclusi. L’ultima grande ondata di gelo nazionale si verificò nel 2012, con temperature che in Pianura Padana scesero fino a -15°C, e in alcune aree si toccarono valori vicini ai -20°C, come nella provincia di Cuneo. 

Poco o nulla negli ultimi anni…

L’aumento termico globale rende tali fenomeni ancora più imprevedibili e isolati, pur senza escludere del tutto la possibilità di un ritorno di eventi straordinari nel futuro. Ricordiamo insieme per bene una cosa. Il Global Warning da un lato diminuisce la probabilità di queste fasi gelide, ma da quell'altro non le ha nulla del tutto. Quindi, anche negli Inverni futuri saranno sempre possibili ondate di gelo e di neve, ma in misura minore rispetto al passato.

Inoltre, non va  dimenticato che -mediamente- questi fenomeni sono più circoscritti nello spazio e nel tempo, quindi sono più corti e interessano zone più piccole rispetto a una volta. Ma, qualora uno un riscaldamento stratosferico permettesse l'arrivo di un nocciolo gelido in Italia, potrebbero comunque ripetersi -almeno in parte- le condizioni meteo di quell'anno memorabile.

 

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Fonte: MeteoGiuliacci.it
Autore: Team MeteoGiuliacci


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